Scroll to top

Super Tuscans

I vini mito nati da una scommessa.

Una grande storia, tutta italiana, o toscana per la precisione, ma che guarda al mondo, già a partire del nome, una storia di visionari, di territori meravigliosi e di vini che cambiano la vita.

Tutti anche gli astemi hanno sentito nominare almeno una volta il Sassicaia, il primo Supertuscan di sempre: Siamo negli anni 80 a Bolgheri, in provincia di Livorno, alla fine degli anni 60, 68 precisamente anno, va da sè, foriero di rivoluzioni.

La strada che porta il Sassicaia ad essere eletto, nel 1985, miglior vino del mondo, superando la concorrenza dei più blasonati vini d’oltralpe non è però una strada scevra di difficoltà, specie in un paese come l’Italia, fortemente tradizionalista e conservatore, specie in fatto di vino.

Quando infatti il marchese Mario Incisa della Rocchetta decise di impiantare, nella sua tenuta di Bolgheri, San Guido, su un terreno sassoso che ricorda quello di Bordeaux, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, uve, allora, eretiche nella Toscana, votata alla monocoltura del Sangiovese, oltre alle varietà di origine francese il marchese applicherà anche al vigneto e alla cantina una gestione di scuola transalpina fatta di drastiche potature, basse rese e un uso massiccio dell’affinamento in barriques.

Dalla prima annata commercializzata uscita tra lo scetticismo di tutto il mondo del vino italiano, nell’anno 1968 ad oggi, il Sassicaia non ha mai smesso di aumentare la sua reputazione e collezionare premi (l’ultimo, ancora come miglior vino del mondo nel 2015), e ha trasformato Bolgheri in una destinazione, di fama mondiale per gli enoturisti di tutto il mondo. Sassicaia è stato il vino che ha fatto da apripista a questa serie di vini eretici e vincenti, il fenomeno Supertuscans è sempre un fenomeno al plurale, accanto a questo vino capostipite non dobbiamo mai scordare di affiancare gli altri giganti, come il Tingatello dei marchesi Antinori, tra i primi ad aggiungere con molto coraggio e Cabernet Sauvignon al Sangiovese, il Vigorello di San Felice che accosta il Merlot al Cabernet Sauvignon e Ornellaia, nato per mando sempre dei Marchesi Antinori ed ora passato nelle sapienti mani di Frescobaldi, un taglio bordolese di Sauvignon, Franc, Merlot e Petit Verdot.

I vini mito della Toscana, figli di visionari che hanno pensato che immaginare vitigni bordonesi nella terra del Chianti non fosse una follia ma una elegantissima eresia da perseguire, sono le bottiglie italiane più famose nel mondo.

Da Mosca a Bejin, da Londra a Mumbai ogni viaggiatore raffinato conosce, apprezza e ricerca queste bottiglie ogni volta che entra in un ristorante, il vino per una clientela cosmopolita, elegante ed esigente, che cerca solo il meglio ed è disposta a pagare per averlo.

Ornellaia, Sassicaia, Tignatello e i grandi Super Tuscans rappresentano le bottiglie essenziali per ogni ristoratore che non si accontenti di una buona carta vini, ma voglia stupire i suoi ospiti con una carta vini straordinaria, differenziarsi dalla concorrenza, fare un vero salto di qualità.

Bottiglie destinate a durare nel tempo a diventare con gli anni, sempre più ricercate, i tagli bordolesi della zona di Bolgheri sono la quintessenza dello stile del lusso italiano che tutto il mondo invidia, ricerca e sogna.

Fate spazio nella vostra cantina e nella vostra wine list per le “bottiglie mito” e a tutta la “Toscana eretica” a tutte quelle bottiglie che hanno reso l’Italia meno provinciale e chiusa, sì perchè dalle bottiglie mito, tutta la zona di Bolgheri è diventata la casa dei tagli bordolesi in Italia.

I rossi della Tenuta Campo al mare di Folonari vengono sempre da qui, uvaggi di Merlot (60%),Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Petit Verdot, affinamento in rovere francese, dove morbidezza non significa mai noia, e dove la bevibilità va sempre di pari passo alla potenza.

Sempre restando su queste magiche colline non si può non menzionare un altro altro Bolgheri doc, imprescindibile, stavolta in un uvaggio a maggioranza Cabernet Sauvignon, seguito dai soliti merlot e cabernet franc: Castello di Bolgheri, dove grazie ad un affinamento in barrique di 18 mesi più altri 8 di affinamento in bottiglia, i vitigni alloctoni bordolesi danno vita ad uno dei vini più reputati dalle riviste più importanti del mondo. (si potrebbe mettere il link al 96/100 dello specator)

Folonari poi, col suo Cabreo ha spinto l’ eresia bordolese fino al cuore del chianti, per un toscana igt, in cui il sangiovese si accompagna al cabernet sauvignon e merlot per un vino che tiene assieme il meglio dei due mondi.

Ogni ristoratore che voglia dare un respiro internazionale alla sua wine list deve trovare spazio per qualche referenza della toscana che parla, anche, francese, la clientela più esigente, noterà.

Related posts